giovedì 16 luglio 2009

"e' meglio consentire ad un bambino vivace di scorrazzare in biblioteca, a costo che il silenzio vi si spezzi, che abbandonare quest'ultima alle mummie"
F.T. Marinetti

domenica 5 aprile 2009

Ciò che sarà utile alla città è una biblioteca aperta!

Lecce. La “leggenda” racconta che, nel luglio del 2005, “Oronzo e Irene”, si misero d’accordo: il patrono reggente della città e la Santa Esclusa per una volta, trovarono il “bene comune” e con loro le molte anime della creatività leccese. Tutti insieme a lavoro per una grande performance collettiva - l’ennesima di una consuetudine che con passione e generosità aveva ‘sdoganato’ dai primi anni Novanta, in città luoghi chiusi, abbandonati alla polvere e al silenzio - quella fu la volta dell’ex Convitto Palmieri! Un “cantiere di cultura” (così si chiamavano all’epoca, eravamo all’indomani dell’elezione alla regione del poeta Vendola, ed era dato a tutti di sognare) che con il suo successo sancì però la fine di un modo d’operare votato alla coralità e alla reciproca valorizzazione.

A dare le chiavi del “maniero incantato” fu l’Amministrazione Provinciale, la Presidenza direttamente - senza passare dalla vuote stanze dell’allora Assessorato alla Cultura - con un pò di lirette (pochissime) che servirono al noleggio dei materiali utili ad illuminare i grandi spazi e... le rovine presero luce e aria soprattutto. Per dovere di cronaca lo spazio l’avevano ‘odorato’ qualche mese prima RES e la Loop House che ci ambientarono una residenza-scambio con delle artiste greche: “Io non parlo italiano”, il titolo.

Non è passato molto tempo da quelle intense giornate e Giovanni Pellegrino, presidente a fine mandato, potrà tagliare il nastro. Ma per innaugurare cosa? La ritrovata sede della Biblioteca Provinciale che s’allarga negli spazi della fabbrica confinante o qualcosa di più? Qualcosa di veramente nuovo ed innovativo (parola che non mi piace) per la città o il solito spazio della bellezza burocratizzata?

Mostrare i luoghi significa sempre individuarne una nuova vocazione, l’Isola della Cultura divenuta il fiore all’occhiello dell’amministrazione provinciale nasce da quella intuizione, da quell’attraversamento creativo che nei giorni di “Oronzo e Irene” discusse e si confrontò con i tecnici che già lavoravano al recupero delle sale della biblioteca, la virata creativa significativamente trovò sponda nelle ipotesi progettuali di chi era chiamato a re-immaginare la funzione di quegli spazi. Un buon passo! Che in corso d’opera ha però perso il ritmo comune. Distratti dall’affidamento degli stabilimenti del Cnos, dalle disarmonie intervenute, non so dire (o forse si) ma ciò che si è creato, a mio personale avviso, è un arretramento della riflessione sui luoghi e sul loro destino di contenitori-produttori di cose culturali.

Ciò che sarà utile alla città è uno spazio aperto, una biblioteca attraversabile, viva, come tante in Europa, capace di accogliere soprattutto chi non legge, sforzo non da poco che al centro mette il concetto-valore della condivisione e dell’accogliere. Una domanda per tutte: chi è stato preparato alla gestione della nuova risorsa? Chi sarà chiamato a relazionarsi con il pubblico? Con quali progetti? Con quale confronto? [Mauro Marino]

mercoledì 17 dicembre 2008

Comportamenti trasgressivi

MERCOLEDÌ 26 NOVEMBRE 2008
Entro in questo spazio di scrittura per la prima volta e spero, una volta che ne sarò uscita, di chiudere la porta lasciando dentro il segno del mio passaggio, chessò un libro poggiato sul tavolo con tanto di orecchietta dentro, quello che sto leggendo adesso, Fahrenheit 451, di Ray Bradbury. Non l'avevo letto mai, poi un pò di tempo fa, passando dalla Biblioteca di Cavallino, quella del mio comune, aperta da poco più di un anno, Gianna, la sua responsabile, l'ha citato a proposito di un suo pensiero: che i libri ai ragazzi, agli adolescenti si dovrebbero vietare, perchè solo vietandoli sarebbero incentivati a leggere. Niente di più potente per il pensiero, no, per il desiderio, che un divieto. 
Una riflessione paradossale che nasceva a ridosso di quel testo assai amato da Gianna. 
E' un libro assai noto, la mitica trasmissione radiofonica condotta da Marino Sinibaldi nel pomeriggio di rai 3, quella dedicata alla lettura e ai lettori, non a caso si chiama proprio fahrenheit. 
Sarà per questo, perchè sto leggendo per la prima volta, dopo tanto tempo, venti anni, un libro preso in prestito da una Biblioteca Pubblica che sono particolarmente sensibile alla domanda rimbalzatami da Valentina durante la giornata dedicata alla Biblioteche, quella di Bari, qualche giorno fa. Una domanda che fu posta da Giuseppe Laterza, l'editore, ai relatori e al pubblico: come potrebbero configurarsi le forme di collaborazione fra i presidi e le biblioteche? Come ce le immaginiamo? Ricordo di aver risposto a bruciapelo a Valentina: se ne potrebbe adottare una. Poi tutto il resto della giornata e quelle successive sono franate sopra quella domanda, e quella risposta. Ma se ci fosse la possibilità di andarsi riprendere qualcosa da sotto il cumulo dei detriti dei secondi dei minuti delle ore, io quella domanda riprenderei, e quella risposta. Se io Presidio adotto una Biblioteca immagino che ogni volta che faccio qualcosa di pubblico le metto a disposizione uno spazio: un tavolo, un computer, una bandiera, dove sono descritte le ultime prodezze della mia Biblioteca. Così come accade quando qualcuno mi chiede dei figli: come stanno? che stanno facendo? Allo stesso modo io divulgo e promuovo una vita, una identità, una storia istituzionale, un servizio che con la sua stessa esistenza promuove lo sviluppo della società di cui sono parte. Immagino uno spazio dove ospitare una scheda su un consiglio di lettura che mi fa il bibliotecario, o il lettore. Una scheda che avvolge una caramella come certo farebbe Paola a Noha, o che sta poggiata sulla sedia dove fra poco andranno a sedersi le persone venute a vedere Federico Moccia, o che sta in una biglia dentro un bussolotto di biglie dentro cui calare la mano e vedere che succede. Adottare una biblioteca significa come ogni adozione, aiutarla, e in questo aiutare aiutarmi, a crescere. A diventare grandi insieme. Promuovendo, in primo luogo per se stessi, pratiche concrete di sviluppo reciproco. Cominciando a prendere in prestito io stesso un libro dalla Biblioteca. 
Un libro che naturalmente puoi solo incontrare lì. 
Valorizzando al massimo i muri della Biblioteca come muri oltre i quali trovi una rara condizione: un luogo che sta dopo e oltre il mercato dei libri, ovvero la gratuità del pensiero; il dono di esso. Dove non incontri una persona interessata a venderti un libro piuttosto che un altro, perchè le biblioteche sono casse di monete d'oro che ti prestano una moneta che ti fa ricco solo perchè la possiedi in forma collettiva e transitoria. L'aspetto che sto patendo di più nella lettura di Fahrenheit è l'ansia di doverlo restituire, il tempo limitato a mia disposizione per la lettura. Forse questo aspetto più di tutti mi impedisce di prendere in prestito i libri: la scadenza temporale della restituzione. Ho difficoltà a concentrarmi su una lettura alla volta, le offerte e le seduzioni sono potentisime e dunque capita che mi distraggo facilmente e comincio altre cose e il tempo passa. Poi leggo solo la sera prima di andare a dormire, e spesso avanzo solo di poche pagine alla volta, lentamente. Inoltre su un libro della biblioteca non ci posso scrivere sopra e ci sono passaggi interi, e pagine, che vorrei scolpire con la matita rigo dopo rigo e non posso. Eppure queste difficoltà potrebbero, se volessi, diventare anche un punto di forza: aiutarmi a concentrare e non disperdermi, darmi un tempo e rispettarlo, uaho, che vittoria, e poi dare un calcio alla mia memoria che si è proprio impigrita; immaginare altre forme di custodia dell'emozione. Si apre un mondo nuovo. La porta è una grande porta tutta trasparente con la maniglia in ferro battuto. E' la porta di casa di tanta gente, fra cui Ray Bradbury. Vivono in quella metropoli silenziosissima. Il portiere si chiama Gianna e ti consiglia di non leggere. E io invece lo sto facendo. >Teresa Ciulli<
FONTE: GERMINAZIONI.BLOGSPOT.COM

lunedì 24 novembre 2008

Impressioni su Spazi Creativi

1.
23 novembre - Serendipity
Avviso: se non riuscite a leggere, perchè troppo lungo, vi esorto a stampare il seguente intervento. E' un consiglio. :-D
« Lo scrittore e antiquario inglese Horace Walpole, vissuto nel XVIII secolo, aveva coniato una parola che solo da pochi decenni ha fatto ingresso nei vocabolari: serendipity. Questo termine trae la sua origine da un racconto veneziano del Rinascimento, nel quale si narra di tre principi di Serendip [nello Sri-Lanka] alla ricerca di cento versi contenenti il segreto di un fluido capace di uccidere tutti i mostri marini. Essi trovarono solo pochi frammenti della formula magica ma, nel corso di questa ricerca, compirono numerose altre scoperte inattese dovute semplicemente al fatto che stavano cercando qualcosa. Serendipity, dunque, non equivale a "caso" o "fortuna", o meglio non soltanto a questo, ma a scoprire, attraverso l'incidente e la sagacia, cose che non si stavano cercando. È evidente che tutto ciò avviene quasi sempre quando si percorre una strada nuova o comunque poco frequentata, seguendo un nuovo itinerario o usando una nuova tecnica »
Paolo Maffei, Al di là della luna
In scienza si usa molto questa parola, Serendipity, per i motivi che si possono immaginare. In realtà è stata tradotta (mah) in serendipità, ma, perdonate è molto molto meglio, più bello e musicale serendipity (eppoi Horace si rivolterebbe nella tomba...). In realtà si può usare in tanti altri contesti. Per esempio in quello degli incontri. Ricordate le mia poesi L’incontro?
Ora vi racconto una storia. Una storia straordinaria, e ancor più bella perchè vera. Il filo di nylon.
Venerdì mattina. Hotel Palace.
C’è un convegno sulle Biblioteche (il titolo intero, perdonate, non lo ricordo. Il che è perfettamente consono alla mia risaputa memoria corta) organizzato da Giuseppe Laterza, in quanto presidente fondatore dei Presidi del Libro, e partecipavano una serie di tizi e tizie bibliotecari e/o membri di Presidi vari.
Guest star:
- Antonella Agnoli (bibliotevaria con le palle, esperta del settore – biblioteche, non palle – e    consulente internazionale)
- Tullio Gregory (guru della filosofia,ma leggermente conservato in formalina...)
- Sergio Dogliani (un grande che sta a capo delle Idea Store a Londra il che, scusate se è poco,   è tutto dire...)
- Silvia Godelli (assessore alla cultura della Regione, che ha estemporaneamente relazionato     sullo scottante tema dei soldi. Che non è secondario)
All’inizio la cosa sembrava seria.
Una certa Simonetta Mangione ha fatto uno studio tragicomico sulla situazione delle biblioteche in Puglia (situazione abbastanza presumibile): biblioteche esistenti sulla carta ma non come luoghi fisici, bibliotecari che avrebbero voluto far qualunque cosa nella vita, anche gli autisti di Falcone e Borsellino, pur di non star lì, nelle pseudo-biblioteche, luoghi così inospitali e lugubri che un vampiro ci si sentirebbe a casa, e così polverosi e vermicosi (e qui a Turi possiamo andar fieri di essere emblematici in questo) che se ci entrasse 1) un asmatico ci uscirebbe solo in cassa da morto 2) un entomologo non ci uscirebbe mai più (avrebbe trovato il suo regno). Ogni tanto c’era anche una biblioteca di cui si poteva essere fieri.
Quindi ha relazionato su questo. Poi la Agnoli sul “come si dovrebbe fare una biblioteca”, e cioè a misura di utente, e non il contrario.
Poi... poi la morte.
Una serie di tizi di uno snobbismo nauseante son andati a far l’auto-panegirico del “noi-facciamo-questo-noi-facciamo-quello” (e chissenefrega????!!!), tutti ingioiellati e incastonati nella loro boria ipertrofica e voglia di far gli intellettuali a tutti i costi... una roba da orticaria.
Star al tavolo a magiare co sti tizi, vi giuro, è stata una tortura e una prova di autocontrollo di cui vado fiera (avrei potuto sputar in un occhio a tutti, stile mitraglia coi condannati al muro).
Gli unici interventi che mi sento di salvare sono 3: la libraia di Calimera, Valentina Sansò di Lecce e una tizia di Noha. Casualmente pure questa di Lecce?
Quindi, verso la fine della giornata, al colmo della rabbia-delusione per le boiate udite, mando qsto sms a F.:
- Mi sta venendo l’orticaria con questi snob del cazzo. Le uniche cose che si salvano della giornata sono: il rinfresco e 1 tizio delle Idea Store di Londra.
Dopo qke minuto, sto uscendo dall’Hotel Palace F. mi risponde:
- Ma non sarà mica Sergio Dogliani? Il mio amico che sta a Londra?
io a F.
- sì è proprio lui!!!
rientro di corsa nell’Hotel Palace e mentre se lo stanno spolpando perbene gli picchietto sul braccio:
- Mi scusi... senta, conosce per caso un certo F. T., sa di...
- Nooooo!!! non mi dire!!! certo che lo conosco! è mio amico!!! Avevo perso il suo numero...
Carramba che sorpresa.

lunedì 17 novembre 2008

libraries thoughts

In the library I forgot the summary but the summary was not in the library volumina non sunt regesta peccata sunt manifesta

domenica 16 novembre 2008

Su questo blog trovate un articolo interessante su:
Bridging the gap: realizzare e diffondere nuovi servizi per creare insieme agli utenti la biblioteca del futuro (o che verrà)
nonbibliofili.splinder.com